lunedì 14 luglio 2008

In biblioteca


Sono in biblioteca, la nostra biblioteca. Stiamo studiando, sono concentrato ed è arrivato lui. Non ho provato niente, ho fatto un cenno come saluto, il tempo si è fermato, in quel momento ero impietrito. Poi siete usciti, ho preso fiato e incominciato a pensare. Siete tornati e un po concitato ho scambiato i convenevoli, poi prendo un foglio e mi appunto la situazione e le sensazioni che sto provando. Sono chino, leggo il libro, evito di alzare la testa e guardarvi uno di fianco all'altro, sento quasi come l'effetto di una sveglia, ora ho gli occhi spalancati. Se avessi la giusta concentrazione studierei fino a domani mattina!
"Calma" mi ripeto, la biro sul foglio si muove nervosa e la calligrafia è un disastro.
"Non vengo più a studiare qua" penso, "anzi no ci vengo quando sono sicuro di non incontrarti e senza comunicare o giustificare la mia assenza".
Sento che tu ogni tanto mi guardi perché provi un po di imbarazzo e chiaramente non ti aspettavi questa visita; volutamente non incrocio il tuo sguardo perché convoglierebbe tante informazioni che so di non poter controllare.
"Vorrei andare via" lo confesso, ma poi penso che è meglio che resti al mio posto, non me la sono cercata stavolta. Non voglio sentire i vostri bisbigli e cerco di pensare ad altro, ma qualcosa passa.
Ora devo smettere di scrivere su questo pezzo di carta e tornare a studiare sul libro, devo controllare i miei occhi e sforzarmi di non distrarmi. So bene che quello che leggerò d'ora in poi non avrà molto senso e mi sa che perderò parte del pomeriggio oggi.. ma pazienza, non potevo immaginare che andasse così; intanto lui esce, forse per telefonare, prendo fiato.
E' passata un'ora e alzo lo sguardo, nel frattempo a turno siete usciti per fare una pausa; non posso non notare che state bene insieme, guardo lontano e penso che non vi lascerete mai. Questo dovrebbe farmi staccare la spina, togliere la corrente a quello che provo per te e nel breve periodo farmi stare meglio. Rimetto questi quattro scarabocchi in tasca e torno a quello che stavo studiando, prima però penso "oggi uscirò più tardi del solito, sicuramente dopo di voi".
Altra pausa, uscite tutti e poi dopo un po rientra solo lui. Tiro fuori nuovamente di nuovo questo foglietto (mi viene da sorridere) e cerco di concentrarmi ancora di più sui libri; penso che se vuole dirmi qualcosa sarò ben disposto a parlargli, siccome quando è arrivato ho incominciato io il discorso se vuole ora è il suo turno. Per adesso non parla, ritorno sul capitolo, ma a questo giro tengo fuori il foglietto.
Ok, mi distraggo nuovamente perché mi è passata per la testa un'idea come un lampo: ora gli chiedo quando ci possiamo trovare io e lui da soli per parlare, parlare di quanto sono innamorato di lei in modo da renderlo partecipe e dare un senso a questa freddezza che ho nei suoi confronti; ora la calligrafia è più chiara, indice che sono più tranquillo, ma ovviamente penso che "questa è proprio una pazza idea" e non me ne curo più.
Si è alzato ed è uscito con il telefono in mano con l'aria di usarlo, poi è tornato e mi si è avvicinato, ok ci siamo. Mi ha chiesto una cosa, non ho capito subito "scusami puoi ripetere?", mi ha chiesto se ero venuto in bici e se potevamo legarle insieme siccome c'erano a suo avviso dei tipi sospetti e la sua catena non era delle migliori.. ho mollato il libro e sono uscito con lui (la mia prima pausa) e abbiamo messo le bici vicine e legate insieme. Mi parla del più e del meno e poi rientriamo in biblioteca, dopo poco ritornano anche gli altri ma ormai il tempo sta per scadere per me e vi saluto, voi rimanete ancora cinque minuti e io ho un appuntamento che ahimè non posso rimandare e sto facendo tardi.
Dopo il sabato e la domenica se penso alle cose che ci siamo detti venerdì in biblioteca rimane un "ciao, come stai"

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